In particolare, l’esposizione cronica all’acrilammide disregola il metabolismo degli sfingolipidi e dei fosfolipidi, che svolgono un ruolo importante nello sviluppo di sintomi ansiosi e depressivi. Inoltre, è emerso che l’acrilammide promuove lo stress ossidativo (con formazione di radicali liberi), che partecipano allo sviluppo dei sintomi di ansia e depressione, provocando neuroinfiammazione cerebrale.
Insieme, questi risultati, sia dal punto di vista epidemiologico sia sul fronte dei meccanismi di base coinvolti, forniscono una forte evidenza di quale sia il meccanismo dell’ansia e della depressione innescato dall’acrilammide e sottolineano l’importanza di ridurre il consumo di cibi fritti per la salute mentale, concludono gli autori del lavoro.
Questo, però, è ciò che dicono gli studi… ma sappiamo tutti (o almeno quasi tutti) la differenza di emozioni che può portarci un semplice piatto di insalata con una bella vaschetta di patatine. A voi la parola!