Procedimenti di lavorazione diversi, danno vita a quattro tipologie di pepe: bianco, nero, rosso e verde. Discorso diverso invece per il pepe rosa che viene ricavato dalla pianta Schinus, conserva un sapore più delicato rispetto alle altre varianti.
La storia del pepe ha origine in India 4000 anni fa, nella regione tropicale del Kerala, dove si recavano gli egizi, i babilonesi e gli assiri. Negli anni, divenne un bene di lusso della classe aristocratica, si racconta che gli antichi romani spendessero 50 mila sesterzi l’anno in pepe e spezie. Nel Medioevo chi lo possedeva era considerato ricco, infatti veniva utilizzato per pagare le tasse o l’affitto delle case. Una vera e propria merce di scambio al pari della moneta.
Successivamente la commercializzazione del pepe divenne vasta in termini di produzione e importazione, per tale motivo il suo prezzo scese sensibilmente.
Nell’800 si iniziò a prediligere una cucina meno speziata e legata soprattutto alle materie prime del proprio territorio, questo portò ad una svalutazione in termini economici del pepe. Oggi le coltivazioni di questo frutto sono in Vietman, India, Indonesia, Cambogia e in tante zone dell’Africa.
Non solo fondamentale per alcune ricette e prezioso per alcuni piatti succulenti, il pepe, soprattutto quello nero è un alleato per l’uomo, aiuta il metabolismo e favorisce la digestione. Aiuta a lenire le infiammazioni, ha proprietà afrodisiache e agisce come un antidepressivo naturale.
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